Il regista Gabriele Mainetti
Dedicato a chi non è (almeno per una volta) in ritardo. E può permettersi di prendere il treno successivo. Si chiama 'Temporary Cinema' e fino al 3 febbraio promette di 'rubarci' una porzione minima del tempo quotidiano speso nei trasferimenti da una parte all'altra della città, invitandoci ad un'immersione originale nel cinema giovane. Il progetto firmato Renault Scénic consiste in una scatola magica total black, ventiquattro poltrone di velluto rosso, e uno schermo. Una sala cinematografica spuntata a sorpresa nel piazzale adiacente all'ingresso della fermata Cipro della metro A, zona Trionfale. Cinque giorni di proiezioni, dalle otto di mattina alle otto di sera, con un'ampia programmazione di cortometraggi firmati da registi emergenti legati al Centro Sperimentale di Cinematografia. Nessun biglietto è richiesto agli spettatori, solo tanta voglia di nuove storie e immagini d'autore. Il primo buio in sala è tutto per il corto di Gabriele Mainetti, fortunato e bravo regista che ha conquistato la ribalta con l'opera prima, riuscitissima, 'Lo chiamavano Jeeg Robot', un cult. ‘Ningyo’ è una storia d'amore e anche un nuovo format che punta sul 'modulo': ogni spettatore può creare la propria narrazione componendo in modo diverso (fino a sei combinazioni) le tre parti del puzzle che compongono il film. Buona visione.
Invito alla proiezione