"Steno era lo pseudonimo di Stefano. A Papà quel soprannome tornò utile. Quando nel 1937, vent'anni dopo, fu assunto come vignettista al 'Marc'Aurelio', firmava i suoi disegni umoristici 'Steno'. Un vezzo tipico dell'epoca. Il grande Sergio Tofano, l'autore del Signor Bonaventura, si firmava 'Sto'. Era un'altra Italia. Contraevano anche i cognomi". Enrico e Carlo Vanzina hanno firmato per la mostra dedicata al loro Papà (con la P maiuscola) Stefano Vanzina, regista, intellettuale, padre della commedia all'italiana, una breve quanto densa biografia che di per sé è già racconto di un'esistenza straordinaria, e di un momento storico altrettanto speciale. A guardarla ora ci riempie di stupore l'esistenza di Steno: per la carriera unica costruita film dopo film con compagni di viaggio altrettanto eccezionali, ma anche per averci ricordato un'epoca dove tutto era ancora possibile. Come passare dalla prima classe di un Transatlantico sulla rotta Argentina - Italia alla vita piccolo borghese di una pensione di via Crescenzio con "nobili decaduti, vecchie signorine abbandonate dalle famiglie, ex militari tromboni agli sgoccioli". E poi liberarsi dalla marginalità sociale e costruire il proprio destino passando per il liceo romano più prestigioso, la premurosa zia Laura, il giornalismo e infine il cinema. Destino e tenacia, fatalità e talento.
"Papà sarebbe entusiasta di avere una celebrazione qui, sembra veramente un sogno" commenta Carlo prima del bagno di folla del vernissage. "E' una mostra non pretenziosa, ma che racconta tutto".
Enrico: "La prima sala racconta l'infanzia di mio padre, ci sono sei disegni di quando aveva 15 anni e sono stupefacenti, sono da Galleria d'Arte Moderna. Papà è celebrato oggi da dove aveva cominciato, perché tutto il suo mondo nasce dal disegno, dalla forza dall'amore che aveva per la pittura, e questo gli ha portato molta fortuna".
Steno. L'arte di far ridere, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea , fino al 4 giugno 2017
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